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Palazzo Salviati

Il palazzo definisce, insieme alle quinte architettoniche della porta d’ ingresso al castello, agli opifici e alle case contadine, la Piazza di Corte con canoni tipici dell’architettura rinascimentale.
La costruzione del castello avveniva secondo uno schema fisso: individuato il rilievo su cui edificare veniva delimitato il terreno con una cinta muraria. Questa presentava due sole aperture, l’arco principale adiacente al palazzo e l’arco minore a lato della chiesa.
All’interno delle mura si disponeva da un lato il castello e distante, ma dominante, la chiesa. La mancanza di quest’ultima nella piazza di Giulianello, punto più alto del paese, appare come una curiosa incongruenza urbanistica giustificata dalla presenza originaria di una chiesa all’interno del palazzo baronale.

Piazza Umberto I

Tale chiesa, intitolata a S. Vito, fu verosimilmente distrutta nel XII sec, quando il corpo di San Marco Papa ivi custodito venne trasferito nella basilica di San Marco a Palazzo Venezia (RM) dove tutt’ora riposa.

Le abitazioni e gli opifici pubblici e privati venivano edificati in adiacenza delle due costruzioni a forma di anelli concentrici corrispondenti con le curve di livello dell’altura. Le case private adiacenti all’ultimo anello di crescita spesso fungevano anche da cinta muraria rivolgendo all’esterno la parte posteriore dove venivano aperte poche finestre solitamente a forma di feritoia.

La crescita economica del borgo generò la costruzione di Anelli sempre più in basso rispetto alla struttura primitiva.

Una ristrutturazione moderna avvenne nel XVI sec in due fasi ad opera di donna Costanza Conti e successivamente di suo figlio il cardinale Antonio Maria Salviati. Proveniente da un periodo di maggiore sviluppo tra il 1100 e 1200, il Castrum di Giulianello passò dall’essere un castello speciale della Chiesa ad un possedimento dei Conti di Segni. Proprietari fino al 1500 lo diedero in dote a donna Costanza Conti per il matrimonio con il nobile fiorentino Lorenzo Salviati. Grazie all’aiuto della potente famiglia, donna Costanza fece restaurare il Castrum Juliani ormai ridotto a tenuta di campagna.

La nobildonna realizzò le mura di fortificazione e la prima residenza di famiglia, la chiesa, le case per i contadini ed edifici produttivi, tra cui il molino da grano. Il cardinale perfezionò e completò il borgo realizzando il nuovo palazzo baronale, completando le mura e costruendo la nuova porta di ingresso. Sono ancora visibili Alcuni fabbricati adornati con una lastra di tufo all’ingresso su cui campeggia la lettera “S” seguita da numero romano per identificare i singoli immobili per la registrazione della rendita.

Il palazzo ha pianta quadrangolare con corte interna porticata sul lato principale e con torri angolari. La struttura ingloba resti di murature in tufelli secondo la disposizione su filari paralleli di epoca medioevale (xii – xiv sec) ancora visibili sotto gli intonaci lungo i lati settentrionale e orientale del palazzo. La facciata è mossa da un avancorpo centrale con portone bugnato e loggia a tre fornici che ne amplifica gli effetti chiaroscurali. Membrature architettoniche in tufo in contrasto con la restante superficie intonacata creano un caratteristico effetto cromatico che sembra richiamare le architetture toscane del 500.
Durante la ristrutturazione della piazza di corte nei primi anni 2000 si scelse di valorizzare il fitto reticolato di grotte sotterranee rivestendo la pavimentazione stradale con sampietrini e riproducendo la mappa delle grotte attraverso un lastricato bianco che ne ripercorre le forme.

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Il Comune di Cori

Queste erano anticamente ad uso dei signori proprietari del castello in casi di emergenza per fuggire dal palazzo o come ricordano gli anziani del paese venivano usate come cantine da tutti gli abitanti del borgo che avendole sotto casa vi conservavano cibi, spezie, olio e vino; esse non erano tutte collegate come si pensa.
Le numerose grotte presenti sotto il centro storico hanno mostrato i primi segni di cedimento negli anni ’90, per questo si decise di evitare ulteriori dissesti architettonici riempendole con argilla. Rimangono a testimoniare la presenza delle grotte due sfiatatoi di forma cilindrica, alti circa 2 metri, con apertura sulla sommità.
Agli inizi del 1900 la tenuta di Giulianello, comprensiva di castello, opifici e terreni da coltivare, venne acquistata dalla famiglia Sbardella che resta ad oggi proprietaria del Palazzo. Non è possibile visitarlo.

POLIS-È-MIA – codice unico progetto F82JI7000100001 – con D.D. G14038 del 18/10/2017 parte di “Giovani 2017: Aggregazione, prevenzione e supporto”

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