Il chiostro del convento agostiniano: un portico con 27 capitelli uno diverso dall’altro al piano superiore, capolavoro di scultura quattrocentesca, e un portico affrescato al piano inferiore. Non sorprende che qui gli eremiti trovassero la pace dell’anima.
Il convento sorge al di sopra e alla destra della chiesa di S. Oliva e risale agli anni tra il 1467 e il 1480. Oggi fa parte del Museo della città e del territorio.
Un chiostro unico
La vera perla è il chiostro, intorno a cui si sviluppa tutta la struttura. Non perdetevi il ciclo di 27 capitelli marmorei al piano superiore, tutti diversi tra loro, che esibiscono una serie di immagini e simboli complessi. E l’effetto doveva essere ancor più stupefacente in origine, quando i capitelli erano colorati. A realizzarlo fu Antonio da Como nel 1480, come raccontano le iscrizioni sulle colonne. Proprio l’origine lombarda dell’artista ha reso il chiostro di Cori diverso da qualunque altro nella zona (quasi tutti sono di maestri toscani e hanno capitelli tutti uguali). Modernissima per l’epoca è anche la soluzione d’angolo: un pilastro quadrato con addossate due semicolonne.
Il portico al pian terreno, invece, ha capitelli ionici ed è stato affrescato nel 1600 circa da Gerolamo da Segni con immagini della vita dei patroni dell’ordine agostiniano: S. Agostino, S. Monica e S. Nicola da Tolentino.
Lo stemma del committente, il cardinale Guillaume d’Estouteville, campeggia sulla porta d’ingresso del chiostro e sulle tre colonne centrali del secondo ordine.
Il convento agostiniano
Il convento agostiniano si sviluppa intorno al chiostro, su due ordini. Al piano terra erano la sagrestia e la sala capitolare, mentre al piano superiore le stanze degli eremiti, il refettorio e, sopra la chiesa di S. Oliva, l’appartamento cardinalizio. Nella sala capitolare, le immagini della Crocifissione tra la Madonna e S. Agostino e di S. Oliva tra S. Nicola di Tolentino e S. Monica (fine Quattrocento) sono dello stesso maestro che dipinse l’abside della cappella del Crocefisso, forse Desiderio da Subiaco.
L’intera struttura del convento e del chiostro fu voluta da Ambrogio Massari, generale degli Agostiniani di origine corese, e dal cardinale Guillaume d’Estouteville, vescovo di Ostia e Velletri e protettore dell’ordine. Nel 1455, Massari la affidò agli Agostiniani, che vi restarono fino al 1845. Quando il convento fu soppresso, decadde anche la festa di S. Oliva, che fino al XVII secolo era stata la più importante di Cori. La festa cadeva la prima domenica di agosto e prevedeva la corsa dei palii e una fiera di bestiame che durava otto giorni.